Bang e Scacchiera
L’ottavo Capitolo del libro “Architettura e Modernità” si concentra sugli effetti dell'11 settembre 2001 e sul modo in cui questo evento simbolico ha accelerato la trasformazione tecnologica e culturale del mondo, ponendo interrogativi cruciali sull'uso consapevole degli strumenti che abbiamo creato. In un contesto in cui il “Sud del mondo” sembra premere contro il “Nord” utilizzando le stesse strutture globalizzate costruite dai paesi più ricchi, diventa essenziale domandarsi come impiegare le nostre risorse tecnologiche per rispondere alle crisi contemporanee.
Nel paragrafo "Strumenti, crisi, sfide " si descrive come lo strumento, inteso non solo come attrezzo fisico ma anche come concetto scientifico e intellettuale, abbia sempre svolto un ruolo cruciale nell'architettura, influenzando il modo di concepire e progettare lo spazio. La prospettiva rinascimentale, ad esempio, ha permesso una nuova concezione dello spazio, mentre le proiezioni ortogonali e assonometriche sono diventate essenziali per la logica oggettiva della produzione industriale, in cui serialità e analiticità definiscono il processo produttivo. Questo approccio scientifico ha poi supportato l'architettura funzionalista, che si basa su astrazione e formalizzazione. Si va a distingue tra utensile e strumento, facendo riferimento all’epistemologo Alexander Koyré: un utensile è solo un'estensione delle nostre capacità fisiche, mentre lo strumento incarna e materializza il pensiero. Per esempio, figure come Brunelleschi, Caravaggio e Galileo hanno creato strumenti capaci di cambiare la percezione del mondo: la prospettiva, la camera oscura e il cannocchiale rappresentano passaggi storici di innovazione visiva e concettuale. Si pone anche una domanda cruciale: l’informatica deve limitarsi a creare soluzioni superficiali o può affrontare le grandi crisi contemporanee? Temi come l’inquinamento, la disuguaglianza e la trasparenza delle informazioni sono sfide per l’architettura moderna, che, secondo l’autore, deve trasformare le crisi in valore, contribuendo a un progresso reale. La tecnologia, quando applicata a situazioni di reale necessità, come per un sordomuto che comunica via videochiamata, diventa uno strumento di liberazione e progresso. Si introduce quale potrebbe essere la vera sfida per l’architettura è fare dello spazio-tempo un’esperienza creativa e rispondere alle crisi globali e quotidiane con immaginazione e responsabilità. La consapevolezza del potenziale culturale ed estetico dell’informatica sarà essenziale per lo sviluppo dell’architettura del futuro.
Nel paragrafo "Paesaggi informatici " ci si oppupa del concetto di architettura si rinnova con una crescente attenzione al “paesaggio”, ovvero all’integrazione di elementi naturali nei progetti architettonici. Esempio emblematico è il terminal portuale di Yokohama, progettato dai Foreign Office Architects, che non solo adempie a tutte le funzioni di un porto, ma si configura come un parco urbano, un paesaggio artificiale con spazi mutabili, realizzato interamente tramite strumenti digitali. Zaha Hadid rappresenta una figura chiave di questa ricerca, proponendo architetture dinamiche e fluide, in cui infrastrutture come strade e ponti si fondono con il paesaggio naturale. La sede centrale BMW a Lipsia, progettata dallo studio Hadid, rappresenta un altro esempio in cui le linee architettoniche si fondono con l’ambiente industriale. L’edificio ospita catene di montaggio che attraversano gli spazi pubblici e le aree amministrative, simbolizzando una fusione tra pubblico e produzione, in un contesto di innovazione tecnologica. Architetti delle nuove generazioni, “nati con il computer”, spingono ulteriormente questa visione. Utilizzando simulazioni informatiche avanzate, integrano concetti scientifici e complessi nelle loro opere, come fenomeni naturali e processi biologici. Tali simulazioni digitali, basate su modelli matematici, danno origine a nuove metodologie progettuali, utilizzando algoritmi e script per generare forme architettoniche. Queste metodologie permettono di creare “sistemi generativi”, in cui le forme architettoniche emergono da regole parametrali e morfologiche innovative. Un esempio di tale approccio è il progetto proposto dal gruppo United Architects per l’area del World Trade Center a New York, in cui cinque team esplorano il tema del paesaggio attraverso una serie di grattacieli intrecciati che richiamano forme naturali e dinamiche, come la danza rappresentata nel famoso quadro di Matisse. I nuovi strumenti digitali hanno dunque portato l’architettura a una fase in cui la complessità e l’integrazione con il paesaggio naturale sono sempre più al centro dell’innovazione progettuale.
Nel paragrafo "La digitalizzazione. All is Bit " si guarda l’impatto della digitalizzazione sull’architettura contemporanea, con Barcellona come punto di riferimento. Dopo il 2001, emerge una nuova sensibilità “digitale” nelle costruzioni, influenzata dalla diffusione di schermi e connessioni wi-fi, che trasformano l’esperienza urbana in un flusso di informazioni costante. Questa “condizione digitale” si manifesta nell’architettura attraverso superfici che evocano schermi, portatori di una nuova prospettiva (o *Weltanschauung*), capaci di creare sia effetti bidimensionali sia una “profondità” interattiva o informativa. Due opere a Barcellona esemplificano questa tendenza. Il Mercato di Santa Caterina, progettato da Benedetta Tagliabue ed Enric Miralles, presenta una copertura ondulata e colorata come un tappeto digitale, che ricorda uno schermo ma non lo è davvero. Questa copertura, fatta di migliaia di esagoni di ceramica, trasmette vitalità al quartiere, rappresentando un’innovazione estetica e funzionale. Anche se non emette realmente immagini o video, prefigura un futuro in cui le coperture flessibili potrebbero fungere da schermi interattivi. La Torre Agbar di Jean Nouvel è un altro esempio significativo. Questo grattacielo, simile a un monolite, si distingue per la sua pelle pixelata. La struttura a telaio e i pannelli frangisole, uniti all’illuminazione LED, conferiscono una dinamicità visiva che richiama uno schermo digitale. Inoltre, il grattacielo dispone di sistemi intelligenti che ottimizzano la schermatura e potrebbero in futuro evolversi in tecnologie ambientali. Infine, l’edificio SK di Seoul, progettato dal gruppo RAD, rappresenta un’evoluzione avanzata di questa tendenza. Qui, schermi, luci e sistemi sonori interattivi fanno parte dell’esperienza architettonica, mentre l’uso dei pannelli esterni crea una facciata che vive e cambia con l’ambiente circostante. Questo edificio è un esempio pionieristico di come l’architettura possa diventare un sistema “reattivo” in grado di rispondere all’ambiente e agli utenti, incarnando così la profondità della digitalizzazione anche in ambito architettonico.
Nel paragrafo "Diagrammi abitati. UN studio " si esplora l'evoluzione dell'architettura contemporanea dagli anni Novanta, evidenziando l'influenza del concetto di *folding* (o piegatura) e del *diagramma* come principi fondamentali per nuovi approcci progettuali. Il concetto di piega, ispirato dal filosofo Gilles Deleuze e promosso da Peter Eisenman, rappresenta una tecnica progettuale che integra parti dell'edificio e del paesaggio tramite il "piegare". Un esempio è il complesso culturale di Santiago de Compostela, progettato da Eisenman e completato nei primi anni 2000, che usa la piega per creare continuità e relazioni spaziali innovative. Nel contesto della piega, Greg Lynn e Jeffrey Kipnis hanno evidenziato come non sia tanto la forma finale a essere cruciale, ma il diagramma: un sistema di relazioni flessibili, "topologiche" o "parametriche", che rappresenta un "DNA" progettuale adattabile agli eventi che influenzano il processo, simile a un codice aperto che orienta il risultato finale. In altre parole, il diagramma permette al progetto di evolvere in base a variabili come funzioni, costruzione e contesto. L’approccio diagrammatico viene esemplificato da UN Studio, che con la *Möbius House* integra il concetto del nastro di Möbius per rappresentare due entità intrecciate ma autonome. Il progetto impiega il *folding* per dare forma a uno spazio che unisce autonomia e interconnessione, rendendolo un esempio iconico di questo metodo. La riflessione prosegue con il contributo teorico di Michael Leyton, che nella sua opera *Shape as Memory* descrive la forma architettonica come un “condensatore di memoria”. Questo significa che il processo di creazione diventa parte dell'identità dell'opera, lasciando aperta la possibilità di ulteriore evoluzione nel tempo. In conclusione, il diagramma si rivela come un processo dinamico e adattabile, in contrasto con la staticità della “scatola” architettonica tradizionale, un segno del passaggio dall'assemblaggio lineare al flusso informatico e alla fluidità del processo.
Nel paragrafo " Modelli informatici " si analizza l'evoluzione dell'architettura contemporanea attraverso il passaggio dalla digitalizzazione alla modellizzazione, concetto che rappresenta la gestione dinamica e interconnessa delle informazioni nel processo progettuale. Se la digitalizzazione si limita alla manipolazione di singoli elementi informativi, la modellizzazione permette di gestire set di dati interdipendenti in un sistema globale. In architettura, questo si traduce nella creazione di modelli 3D che integrano tutte le informazioni di progetto, trasformandoli in veri e propri “database tridimensionali” in cui ogni modifica influisce simultaneamente su ogni aspetto, come normative, costi, e dettagli tecnici. Due filoni di modellizzazione emergono: da una parte, lo sviluppo geometrico-matematico della forma, illustrato dal lavoro di Norman Foster per la cupola della Great Court del British Museum, esempio di progettazione parametrica che gestisce ogni componente con precisione matematica. Dall’altra, il modello 3D informatizzato, introdotto da Gehry Technologies, che trasforma il design in un processo iterativo e relazionale. Per esempio, opere complesse come il Disney Concert Hall sono frutto di numerosi modelli fisici e digitali che permettono una verifica continua dello spazio e della struttura. Nel modello elettronico, ogni informazione è dinamica e interattiva, consentendo simulazioni di materiali, costi e impatto visivo, con la possibilità di stampare componenti con tecnologie 3D per testare i prototipi in fase di costruzione. Questo processo rappresenta una svolta rispetto al metodo modernista-industriale, basato sulla standardizzazione di componenti indipendenti. Il nuovo approccio “relazionale” parte invece dalla pelle esterna e arriva alla struttura interna, in un processo definito *skin in*, dove ogni elemento è connesso e influenza l’altro. Infine, l'architettura stessa si adatta alla logica dei modelli elettronici: diventa dinamica, mutabile, interconnessa, proprio come un computer. Mentre il modernismo guardava alla fabbrica come modello di efficienza, l’architettura contemporanea si ispira al computer, riflettendo la rivoluzione informatica e il suo impatto sull’idea stessa di spazio e interazione.
Nel paragrafo " Architettura Infrastruttura " si parla dell'architettura infrastrutturale come campo di ricerca avanzato che incorpora il paradigma informatico. Grandi opere come stazioni, viadotti e terminal beneficiano della “modellizzazione”, combinando in modo naturale i principi della digitalizzazione con le esigenze paesaggistiche e programmatiche. A differenza del modernismo, che tendeva a sollevare le infrastrutture dal suolo, la nuova architettura infrastrutturale si radica profondamente nel paesaggio, adattandosi come radici vegetali. Un esempio è il progetto di Reiser+Umemoto per il Terminal West Side Convergence a New York, che rappresenta questo approccio integrato col suolo. Tra gli architetti che abbracciano l’architettura digitale vi sono Makoto Sei Watanabe e Kas Oosterhuis. Watanabe, con la stazione di Iidabashi a Tokyo, usa un programma informatico che genera strutture ramificate, simili a reti vegetali, che si adattano al contesto come un organismo vivo. Questa "ramificazione" è regolata sia dalle necessità funzionali sia dalle regole strutturali, dando vita a elementi simbolici come “fiori meccanici” che fungono da punti d’accesso. Oosterhuis, con il suo studio ONL, segue un approccio simile, cercando non solo effetti estetici, ma un'architettura relazionale e dinamica. La sua barriera acustica a Leidsche Rijn (vicino Utrecht) è un esempio di infrastruttura multifunzionale, che oltre a proteggere dal rumore diventa un’area abitativa, una protezione dal vento e potenzialmente un collettore solare. Questa struttura, progettata e costruita al computer, si integra con il paesaggio sviluppandosi per diversi chilometri. Anche in Italia emergono opere di rilievo in questo campo: il Chilometro Rosso di Jean Nouvel a Bergamo e la Nuova Fiera di Milano di Massimiliano Fuksas, che incorpora una struttura a “mesh” ondulata, simile a una vela trasparente, che copre il lungo asse di accesso ai padiglioni. Queste opere testimoniano l’integrazione del paradigma informatico nell’architettura infrastrutturale, trasformando le infrastrutture in elementi flessibili e interattivi che si fondono con il paesaggio e rispondono dinamicamente alle esigenze urbane e ambientali.
Nel paragrafo " Fluidità e nuove connessioni " viene descritto un cambiamento radicale nella concezione dello spazio, che abbandona l’approccio tradizionale della fisica newtoniana, dove lo spazio è visto come un contenitore tridimensionale per oggetti. Gli architetti contemporanei reinterpretano lo spazio non come un contenitore ma come un sistema di relazioni che si intrecciano, dando forma sia allo spazio stesso che agli oggetti al suo interno. Questa visione integrata trasforma il concetto di spazio in una declinazione dell’informazione, influenzata da contesti convenzionali, biologici e culturali. Un esempio di questa nuova concezione è un'installazione di Marcos Novak alla Biennale di Venezia del 2000, che propone uno “spazio invisibile”. Quando il visitatore muove le mani attraverso quest’area, i sensori catturano i movimenti e li traducono in suoni e forme visive proiettate in tempo reale, permettendo di “suonare” lo spazio con i gesti e di creare tridimensionalità virtuale. In questo modo, l’installazione dimostra che lo spazio, pur non esistendo nella visione classica, è reale in quanto sistema informativo che genera altre informazioni. Questo approccio riflette una tendenza tra gli architetti contemporanei a sfidare la visione oggettiva di spazio e tempo, immaginandoli come concetti plasmabili. Con l’avvento delle telecomunicazioni, di internet e della realtà virtuale, lo spazio viene visto come un’entità multidimensionale, capace di “saltare” tra dimensioni fisiche e digitali.
Nel paragrafo " Protesi tecnologiche " si riflette sulla capacità dell’uomo di creare “protesi” tecnologiche e biologiche per superare i propri limiti naturali, enfatizzando non solo l’utilità pratica di queste protesi, ma anche le domande che sollevano sulle percezioni cognitive ed estetiche. Questo concetto di protesi viene interpretato anche come uno strumento per estendere la spazialità architettonica, introducendo nuovi modi di percepire tempo e spazio che diventano soggettivi e influenzati dalla volontà e dall’immaginazione umana. La nostra percezione del tempo è vista come parte fondamentale del nostro spazio, spostando il focus dalla tridimensionalità classica verso nuove dimensioni. L’autore richiama il cambiamento paradigmatico iniziato con Copernico, evidenziando che l’essere umano non vive in un contenitore tridimensionale fisso, ma piuttosto in un intreccio di mondi paralleli e spazi informativi. Per gli architetti dell’era digitale, questa realtà implica che l’informazione sia ora il materiale di base dell’architettura, richiedendo un design che consideri la coscienza aumentata e contestuale. Tecnologie come la realtà aumentata e le protesi tecnologiche consentono di espandere la percezione delle dimensioni oltre i limiti naturali, proprio come è avvenuto storicamente con strumenti che hanno ampliato i sensi umani. Infine, viene osservato che anche le più recenti scoperte fisiche e le innovazioni come internet e le nanotecnologie partecipano a questo processo. I materiali moderni, grazie a queste tecnologie, possono adattarsi e modificarsi (per esempio cambiando colore o proprietà) per rispondere meglio ai bisogni umani, contribuendo alla creazione di un’architettura che supera i limiti convenzionali.
Nel paragrafo " Dell’Interattività fisica (ed emotiva) " si esplora l'importanza dell'interattività nell'architettura moderna, considerandola un concetto centrale per l’evoluzione della disciplina in relazione alla tecnologia informatica. L’interattività è analizzata sotto vari aspetti: storico, comunicativo, informatico e spaziale. Come “catalizzatore” dell’era digitale, l'interattività sostituisce il concetto di "trasparenza" dell’architettura industriale degli anni Venti, proponendo un modello in cui il soggetto, con le sue esigenze e variazioni, diventa centrale rispetto all’oggetto fisso e standardizzato. L'interattività consente di creare spazi adattabili e personalizzabili, rispondendo in tempo reale ai cambiamenti delle condizioni ambientali e ai bisogni dell'utente. Gli edifici e i materiali architettonici diventano sempre più “intelligenti”, capaci di mutare in base a stimoli ambientali o al variare delle funzioni. La domotica e i sensori permettono all’architettura di reagire non solo agli aspetti fisici, ma anche a quelli emotivi e psicologici degli utenti, aprendo la strada a forme avanzate di interattività che comprendono l’uso delle reti neuronali e della realtà aumentata. Esempi come il Padiglione Ada all’Expo svizzera del 2002 dimostrano come l’interazione tra architettura e percezione umana sia ormai una realtà. Architetti e artisti contemporanei, tra cui Jean Nouvel, Toyo Ito, e gruppi come Neuroinformatik, si sono impegnati nella progettazione di architetture interattive e adattabili. Questi progetti riflettono la volontà di creare strutture non solo funzionali ma anche emotivamente coinvolgenti e poetiche, in grado di rispondere dinamicamente ai cambiamenti e di trasformarsi in veri e propri "ipertesti" tridimensionali.
Nel paragrafo " Toyo Ito " ci si concentra sul lavoro di Toyo Ito vhe è fondamentale per comprendere l'evoluzione dell'architettura nell'era dell'informatica, soprattutto per come integra l'elettronica e la sensibilità verso la natura. Già nel 1986, con la Torre dei Venti a Yokohama, Ito ha creato un edificio che non è statico, ma interattivo, capace di mutare in base alle condizioni esterne, come il rumore o l'ora del giorno. La torre utilizza luci, altoparlanti e un sistema di riflessione che rendono l'architettura un organismo vivo, in grado di trasformarsi dinamicamente. Questo approccio non solo riflette il flusso delle informazioni elettroniche, ma suggerisce anche un nuovo concetto di architettura: non più un oggetto che occupa lo spazio, ma una costruzione che interagisce con l'ambiente, utilizzando l'elettronica per creare connessioni e trasformazioni. L'idea di un'architettura che dialoga con il mondo circostante è ulteriormente sviluppata nel progetto successivo dell'Uovo dei Venti a Tokyo, una scultura urbana che unisce luce e video per riflettere un nuovo modo di abitare. Nel 2001, la Mediateca di Sendai rappresenta una fusione tra tecnologia e natura. Le strutture sembrano ondeggiare come alghe sotto l'effetto delle onde wi-fi invisibili, creando un'atmosfera di fluidità e continuo cambiamento. L'uso dell'acqua come elemento generatore di forma si ripropone anche nell'Opera House di Taichung, dove il movimento dell'acqua plasma lo spazio. Ito sviluppa nuovi metodi architettonici, come la "griglia emergente" nel Forum per la Musica e la Danza a Gent, dove gli spazi si deformano per creare fluidità e continuità tra le funzioni, unendo esteticamente e funzionalmente il suono e lo spazio. Le sue opere, come la Mediateca, si caratterizzano anche per l'uso dell'ingegneria avanzata, come la sua collaborazione con Ceil Balmond nel padiglione della Serpentine Gallery, che combina innovazione strutturale e design architettonico. Un altro esempio significativo di questa nuova visione è il progetto Blur a Yverdon-les-Bains (Swiss Expo 2002), dove l'edificio cambia continuamente in base alle condizioni atmosferiche grazie a un sistema di sensori che regolano l'intensità dell'umidità e della nebulizzazione. Questo progetto elimina l'idea di un edificio statico e autonomo, sostituendola con un'architettura reattiva e trasformativa, che diventa un mediatore tra ambiente e desideri. Infine, Blur segna anche un'alleanza tra architettura e natura, attraverso l'uso di tecnologie elettroniche avanzate come i sensori e le nanotecnologie, che permettono una continua interazione e trasformazione, aprendo nuove possibilità per l'architettura del futuro.
Nel paragrafo " Essere viventi informatici e progettazione sistemica " si esplora l'evoluzione dell'architettura che integra la tecnologia informatica e ambientale, con l'intento di trasformare le condizioni ambientali e migliorare il rapporto con l'ambiente circostante. Un esempio significativo di questa direzione è l'opera **Blur** di Elizabeth Diller & Richard Scofidio, che sfrutta la tecnologia per creare un edificio interattivo che cambia in base alle condizioni atmosferiche. Questa architettura non è più statica, ma reagisce all'ambiente, suggerendo una visione futura dell'architettura come entità dinamica e in continua trasformazione.Nel contesto della ricerca architettonica, vengono presentati due architetti che esplorano concetti simili. **Philip Rahm** combina architettura, arte e scienze ambientali, creando spazi che rispondono alle informazioni ambientali, come nel suo padiglione Hormonorium alla Biennale di Venezia del 2002. Rahm concepisce l'architettura come uno spazio definito dalle informazioni, dove l’ambiente è modulato da fattori come la luce e la temperatura. "François Roche", invece, sviluppa architetture "sistemiche", attive nell'ambiente. La sua ricerca si basa sulla sinergia tra informatica, ecologia e forma architettonica, proponendo edifici che non solo consumano energia, ma la producono anche, come nel progetto "Un-plug". Qui, le facciate dell'edificio, dotate di celle fotovoltaiche e sensori solari, si adattano attivamente alle energie rinnovabili. Roche promuove un'architettura che non si limita a rappresentare il paesaggio, ma che lo vive, integrando dinamicamente l'ambiente naturale e la tecnologia. L'approccio di Roche è radicato in una visione ""iperlocalista"", dove ogni progetto risponde alle specificità locali, creando un'architettura che si adatta e interagisce con il contesto. Le sue opere non sono solo espressioni estetiche, ma risposte concrete alle sfide ambientali contemporanee, che puntano alla sostenibilità senza sacrificare l'innovazione formale. In conclusione, l'architettura contemporanea, come proposta da questi architetti, sta evolvendo verso un modello in cui l'integrazione di tecnologia, ambiente e forma è essenziale per creare edifici che siano al contempo reattivi, sostenibili e esteticamente innovativi. La visione utopica di un'architettura autosufficiente, che si adatta e risponde in tempo reale alle condizioni ambientali, sta diventando sempre più realizzabile grazie agli sviluppi delle nanotecnologie e delle tecnologie verdi.
Nel paragrafo " Scienza e Sostenibilità " si Il testo esplora l'evoluzione dell'architettura e dell'urbanistica in relazione alla scienza e alla complessità del mondo contemporaneo. Si sottolinea che il futuro delle aree metropolitane dipenderà dalla capacità di queste discipline di interagire con scienze ambientali, ecologia e altre conoscenze interdisciplinari, per creare un'architettura che vada oltre le logiche meccaniche e razionali del passato, come quelle che hanno caratterizzato l'urbanistica moderna. Nel passato, l'urbanistica e l'architettura si sono sviluppate seguendo un principio razionale, meccanico e separato dei vari settori. Questo approccio ha prodotto progressi, ma anche crisi, soprattutto con l'espansione delle città moderne. A partire dagli anni Settanta, tuttavia, è emersa una crescente coscienza ecologica, che ha spinto a ripensare la relazione tra natura, uomo e ambiente urbano, cercando soluzioni più sostenibili e interconnesse. Le tecnologie moderne, come la robotica, la miniaturizzazione e le reti di comunicazione, offrono nuove opportunità per trasformare le aree urbane, iniettando vegetazione, creando spazi multifunzionali e utilizzando scoperte delle scienze ambientali per rigenerare le città, disinquinandole e rendendole più vivibili. Il testo fa riferimento anche alla crisi economica globale che ha caratterizzato il primo decennio del Duemila, evidenziando la separazione tra il mondo "virtuale" e la realtà fisica. In questo contesto, si critica l’idea di creare un'architettura virtuale separata da quella fisica e si promuove un cambiamento di paradigma, in cui le tecnologie informatiche non siano usate per creare mondi paralleli, ma per modificare concretamente l'architettura reale attraverso nuove relazioni con l’ambiente e la biosfera. Infine, il testo si conclude con due immagini simboliche: una frattura nel pavimento della Tate Modern di Londra, creata dall'artista Doris Salcedo, che simboleggia le crisi storiche, e un grande sole abbagliante di Olafur Eliasson, che rappresenta una nuova visione di speranza e cambiamento, suggerendo che la nuova architettura deve rispondere alla complessità del nostro tempo.
Nel paragrafo " Rivoluzione industriale/Rivoluzione informatica " viene proposta una riflessione sul cambiamento paradigmatico in architettura, che passa da un modello basato su una logica oggettiva e razionale a uno più soggettivo, complesso e interattivo. Questo cambiamento viene rappresentato da una serie di polarità contrastanti, che delineano le caratteristiche principali di questa transizione. Ecco una lista delle polarità e la loro spiegazione:
Oggetto/Soggetto
- Oggetto: In un paradigma precedente, l'architettura era vista come una disciplina oggettiva, legata a principi universali e a una logica di funzionalità standardizzata.
- Soggetto: Oggi, l'architettura si orienta verso una visione più soggettiva, che tiene conto delle esperienze individuali, delle emozioni e delle percezioni delle persone che vivono gli spazi. C'è una maggiore attenzione alla personalizzazione e all'interazione con l'ambiente costruito.
Nuova Oggettività/Nuova Soggettività
- Nuova Oggettività: Questo concetto era legato alla razionalità e alla certezza della funzione degli edifici, dove ogni forma aveva una funzione predefinita.
- Nuova Soggettività: Il nuovo paradigma riconosce l’importanza della soggettività, dell’esperienza individuale e della percezione culturale e sociale dell’ambiente, rendendo l’architettura più fluida e adattabile ai bisogni mutevoli degli utenti.
Dato/Informazione
- Dato: Rappresenta un elemento statico, oggettivo e isolato, privo di contesto interpretativo.
- Informazione: L'informazione è il dato contestualizzato, trasformato attraverso un processo interpretativo. L’architettura contemporanea cerca di lavorare con informazioni dinamiche, in grado di evolversi in base al contesto, alle necessità e alle tecnologie disponibili.
Teoria/Modello
- Teoria: L'approccio teorico è spesso astratto e speculativo, cercando di costruire un insieme di regole universali applicabili a qualsiasi progetto.
- Modello: Oggi, si preferisce un approccio basato sul modello, che è più flessibile e si adatta ai cambiamenti continui. I modelli sono iterativi e possono essere modificati in risposta a nuove informazioni o esigenze.
Natura/Paesaggio
- Natura: In passato, la natura era vista come qualcosa di separato dall'architettura, un elemento da controllare o sfruttare.
- Paesaggio:Ora si tende a considerare il paesaggio come un elemento integrato nell’architettura, una relazione dinamica in cui natura e costruito interagiscono per creare un ambiente armonioso e sostenibile.
Zoning/Antizoning
- Zoning:L'urbanistica tradizionale si basava su un approccio di zonizzazione, separando rigidamente le diverse funzioni (residenziale, commerciale, industriale, ecc.).
- Antizoning: L'architettura contemporanea preferisce approcci più flessibili e integrati, dove gli spazi sono multi-funzionali e fluidi, riducendo la separazione tra le diverse aree urbane.
Linearità/Salto
- Linearità: Il modello lineare vede il progresso come un processo continuo e prevedibile, in cui ogni passo porta al successivo in maniera sistematica.
- Salto: In un mondo in cui la complessità e l’imprevedibilità sono aumentate, l’architettura si orienta verso salti, cambiamenti improvvisi e discontinui, in grado di adattarsi alle nuove realtà senza seguire sempre una progressione lineare.
Induttivo/Deduttivo
- Induttivo: L'approccio induttivo si basa sull'osservazione dei dettagli e sull’emergere di regole generali da specifici casi.
- Deduttivo: Al contrario, l'approccio deduttivo parte da teorie generali per arrivare a conclusioni specifiche. L'architettura moderna tende ad adottare un metodo più deduttivo, utilizzando modelli e simulazioni per costruire soluzioni basate su concetti teorici.
Schema/Diagramma
- Schema: L'uso di schemi si riflette nell'architettura tradizionale, dove le soluzioni sono rigide, predeterminate e applicate in maniera uniforme.
- Diagramma: I diagrammi sono più fluidi, rappresentano relazioni dinamiche e processi che si adattano e evolvono in tempo reale, permettendo maggiore flessibilità e personalizzazione nel progetto.
Puntiforme/Continuo
- Puntiforme: Un approccio puntiforme vede l'architettura come una somma di elementi distinti, separati e indipendenti.
- Continuo: L’approccio continuo enfatizza la connessione e l’interdipendenza tra tutti gli elementi, creando un ambiente fluido e integrato, dove le divisioni tradizionali sono minimizzate.
Spazio organo/Spazio sistema
- Spazio organo: Questo concetto tradizionale vede l’architettura come un’entità isolata, che agisce come un organismo indipendente, con una struttura e funzione proprie.
- Spazio sistema: L’approccio contemporaneo, invece, considera l'architettura come parte di un sistema più grande, in cui ogni elemento interagisce con gli altri, creando una rete dinamica.
Astrazione/Figura
- Astrazione: L'astrazione si riferisce a un approccio riduzionista e teorico, in cui si cerca di ridurre la realtà a concetti universali e generali.
- Figura: La figura, al contrario, è più concreta, legata a forme riconoscibili e simboliche che comunicano significati e valori culturali specifici.
Trasparenza/Interattività
- Trasparenza: Nel modernismo, la trasparenza era vista come una qualità essenziale per simboleggiare la chiarezza e la purezza, sia a livello estetico che funzionale.
- Interattività: L'interattività, invece, porta l'architettura a una dimensione di coinvolgimento dinamico, dove gli utenti possono interagire con l'ambiente e modificarlo in base alle proprie esigenze.
Modularità/Rimixabilità
- Modularità: La modularità implica l’uso di elementi standardizzati, facilmente replicabili e assemblabili per costruire strutture in maniera efficiente.
- Rimixabilità: L'idea di rimixabilità si spinge oltre la modularità, proponendo soluzioni che permettano di combinare e riorganizzare gli elementi in modi innovativi, per rispondere a esigenze mutevoli e in continuo cambiamento.
Queste polarità rappresentano il passaggio dall'architettura moderna, razionale e funzionale, a una visione più fluida, complessa e interattiva, che integra l'informazione, la tecnologia e la soggettività nelle pratiche progettuali.
Nel paragrafo " Re-inizi " si parla dell'esperienza di Samuel Mockbee e del "Rural Studio", un progetto che si sviluppa in una delle aree più povere dell'Alabama. Mockbee, un architetto originario del Missouri, concepisce un’architettura "senza tempo e senza spazio", che non è legata alle mode e alle vicende storiche, ma piuttosto all’essenza dell’esperienza umana e alla speranza di liberazione, rispondendo alle crisi sociali attraverso l’architettura. Il *Rural Studio* è fondato in una zona depressa, caratterizzata da povertà e isolamento, dove Mockbee e i suoi studenti si concentrano sul costruire opere utili e significative per la comunità. In questa realtà difficile, gli studenti, sotto la guida di Mockbee, non solo progettano, ma costruiscono effettivamente. La comunità diventa parte attiva del processo, discutendo i progetti, aiutando nella costruzione, e portando un cambiamento concreto. Mockbee, sempre attento alla sostenibilità e all’ingegnosità, sperimenta con materiali di recupero: vecchie moquette, pezzi di legno, targhe automobilistiche e altri materiali dismessi diventano componenti essenziali per le strutture. Il suo approccio non è un ritorno a forme di partecipazione politica o solidarietà generica, ma una riflessione profonda sull’architettura come risposta alla povertà e alle difficoltà sociali. Le sue opere sono architetture poeticamente struggenti, con spazi dinamici, tetti che abbracciano la vita, e finestre che guardano paesaggi poveri ma ricchi di significato. Samuel Mockbee muore nel 2001, ma il suo lavoro e le sue architetture rimangono come simbolo di un'architettura che affronta le crisi, che esplora nuovi strumenti e che esprime il coraggio della modernità. Il *Rural Studio* non è solo un progetto architettonico, ma una testimonianza di come l’architettura possa essere una risposta concreta e necessaria per le sfide del nostro tempo.
COMMENTO ALL VIII CAPITOLO DEL LIBRO:
Un passaggio rilevante è la riflessione sulla crisi e sulle sfide dell’architettura contemporanea, dove l'informatica e le tecnologie moderne possono avere un ruolo ambivalente: rischiano di generare soluzioni superficiali, se non guidate da una visione culturale e sociale. L’autore invita dunque a un approccio all’architettura che consideri il potenziale delle nuove tecnologie non solo per risolvere problemi pratici ma per affrontare tematiche globali come inquinamento e disuguaglianza, trasformando le crisi in occasioni di valore. Nel testo viene anche sollevata una domanda cruciale sull’etica dell’architettura nel contesto delle sfide globali: può lo spazio-tempo diventare un'esperienza creativa, che risponda con immaginazione e responsabilità? In tal senso, la consapevolezza del valore estetico e culturale dell’informatica emerge come una strada per far evolvere l'architettura e migliorare l’interazione tra spazio e umanità, rendendola sempre più integrata con le necessità del nostro tempo.
Questa prospettiva visionaria è anche un richiamo alla responsabilità del progettista, chiamato a fare di ogni crisi un'occasione di progresso, in cui l’architettura possa favorire l’equità, la sostenibilità e una maggiore trasparenza informativa.
PROPOSTE DI PROGETTI DA STUDIARE