Arch. Fanco Purini
Franco Purini: Maestro del Neorazionalismo Italiano
Franco Purini, nato il 9 novembre 1941 a Isola del Liri, è una figura centrale nell’architettura italiana contemporanea. Architetto, saggista e docente universitario, è riconosciuto come uno dei principali esponenti del neorazionalismo, un movimento che recupera la purezza e la razionalità delle forme geometriche, e dell'architettura disegnata, dove il disegno è non solo uno strumento progettuale, ma un mezzo espressivo e teorico. La sua opera si distingue per la capacità di fondere profondità teorica, rigore formale e una visione critica del contemporaneo, ponendo il luogo e la memoria al centro del processo progettuale.
La Formazione e la Carriera Accademica
La formazione di Purini avviene a Roma, dove studia sotto la guida di Ludovico Quaroni, una delle figure più importanti dell’architettura italiana del Novecento.
Si laurea nel 1971, iniziando subito una carriera accademica che lo porterà a insegnare in alcune delle università più prestigiose d’Italia.
Dal 1977 al 1981 è docente presso l’Istituto Universitario Statale di Architettura di Reggio Calabria (IUSARC), un’esperienza che segna l’inizio del suo impegno nella didattica. Successivamente insegna a “La Sapienza” di Roma e al Politecnico di Milano, affermandosi come punto di riferimento per la Composizione Architettonica.
Nel 1994, assume la cattedra presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV), dove consolida ulteriormente la sua visione teorica e progettuale. Nel 2003, torna alla Facoltà di Architettura della Sapienza di Roma, continuando a formare generazioni di architetti.
Architettura e Memoria: Il Luogo al Centro
Per Purini, il luogo non è solo uno sfondo per l’architettura, ma un’entità viva e carica di significato. I suoi progetti dialogano profondamente con il contesto, rivelandone le stratificazioni storiche e culturali. Questo approccio si manifesta chiaramente nel Sistema delle Piazze di Gibellina, dove l’architettura si trasforma in uno strumento di rigenerazione urbana e simbolica, valorizzando il territorio e la sua identità. La sua capacità di interpretare il paesaggio non si limita al rispetto della memoria, ma si spinge verso una ricerca formale che amplifica l’esperienza del luogo, creando spazi che sono al tempo stesso simbolici e funzionali.
Uno degli aspetti più distintivi dell’architettura di Purini è l’uso rigoroso della geometria. Le sue opere si caratterizzano per una composizione essenziale, in cui le forme geometriche si caricano di significati simbolici. La geometria diventa un linguaggio universale, capace di evocare archetipi e di stabilire una relazione intima con chi vive lo spazio. Esempi emblematici sono la Torre Eurosky a Roma, un’opera che combina monumentalità e modernità, e la Casa del Farmacista a Gibellina, dove la semplicità dei materiali si intreccia con la complessità della forma. Questi edifici non sono solo oggetti architettonici, ma veri e propri strumenti di narrazione.
Una Collaborazione Prolifica con Laura Thermes
Un aspetto fondamentale della carriera di Purini è la collaborazione con la moglie, l’architetta Laura Thermes, avviata nel 1966.
Il loro sodalizio, oltre a rappresentare un importante dialogo personale, ha dato vita a progetti di grande rilievo, in cui si intrecciano sensibilità artistiche e culturali. Insieme, partecipano a eventi di prestigio come la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano, esplorando temi centrali del dibattito architettonico contemporaneo.
Nel 1980, su invito di Paolo Portoghesi, prendono parte alla celebre “Strada Novissima” alla Biennale di Venezia, un’installazione simbolica che ha sancito l’affermazione dell’architettura postmoderna. La loro opera, caratterizzata da un equilibrio tra razionalità e immaginazione, rimane un punto di riferimento nell’architettura italiana.
Domanda al professore:
"Come vede Franco Purini il rapporto tra l'architettura dei suoi tempi e quella moderna, soprattutto in termini di continuità e trasformazione? In che modo crede che l'architettura contemporanea possa o debba dialogare con il passato, e quali aspetti della sua visione teorica e progettuale ritiene fondamentali per mantenere vivo questo legame?
A cura di Alegiani Edoardo e Golam Samia