Questa lezione si propone di attivare ragionamenti profondi che possono arricchire lo sviluppo del nostro progetto. Il concetto di imprinting, studiato da Lorenz attraverso il comportamento delle oche, si riferisce a un periodo critico della vita in cui si verifica un apprendimento fondamentale. In italiano, il termine “imprinting” può essere tradotto in vari modi, ma spesso perde il suo significato originale.
L'architetto Purini distingue tre aree dell'Italia.
Nel nord, prevale un’impostazione basata su una pianta a griglia, che riflette una concezione militare del territorio. Questa griglia è visibile in molte città settentrionali, dove assume un ruolo dominante.
Mentre l'Italia del Sud, predilige il Chiaroscuro, lo si puo notare nella frapposizione tra il cielo blu limpidissimo con le architetture antiche o non se si rapportando con l'edificato.
Al contrario, l'Italia centrale si fonda su radici etrusche, una civiltà non assimilabile a quelle greca o romana. Gli Etruschi, che svilupparono una cultura ricca, avevano un forte legame con la terra e la natura, considerata sacra. Questo imprinting etrusco ha influenzato profondamente Roma, dando vita a sovrapposizioni planimetriche che non riescono mai a coprire completamente la città, ma si manifestano in alcune aree, come nella villa Adriana. Roma, nota come la città dei sette colli, affronta costantemente la questione delle differenze di quota. Un elemento cruciale nella sua configurazione è la presenza del frammento, visibile sia nei materiali utilizzati nella costruzione rinascimentale sia nei segni della decadenza legati alla caduta dell'impero. La natura, con i suoi cunei verdi, penetra nella città, creando un’integrazione unica tra spazi urbani e aree verdi, come la rupe di Villa Balestra e il Parco dell'Appia.
Questi elementi—frammentarietà, sezione e presenza del verde—sono intrecciati nel lavoro di artisti come Pietro Ligorio e Piranesi, i quali hanno interpretato Roma attraverso l'immagine di una città fatta di frammenti e di sezioni. La sezione etrusca diventa così la base per un progetto architettonico e urbano, come evidenziato nel Piano Regolatore del 1964, che valorizza i cunei verdi attorno a Roma.
In città, si possono trovare opere che cercano di allontanarsi dal classicismo, evidenziando la radice etrusca della capitale. Questo concetto di Roma come una città sezionata, anti-classica e verde, è presente nel lavoro di diversi architetti. Ad esempio, la stazione Termini rappresenta un simbolo della città, con la sua lunghezza di un chilometro e il suo stile che oscilla tra futurismo e metafisica. Luigi Moretti, con la Palazzina del Girasole, integra letture rinascimentali e primitive, creando un edificio che sfida le convenzioni architettoniche.
Ligorio, attraverso la sua invenzione della scala urbana, ha mostrato come gli edifici possano dialogare tra loro, generando uno spazio urbano dinamico e anti-classico. Il Casino di Pio IV è un esempio di come il tema altimetrico diventi predominante, ponendo l'accento non sui singoli edifici, ma sull’assetto generale, in cui la natura e l’acqua giocano un ruolo fondamentale. Qui, la singola architettura perde importanza a favore dell'insieme, creando una Scena Urbana complessa e integrata.
Negli anni '60, l’idea di volumi puri illuminati è diventata un modello urbano per molti progetti nel mondo. Questo approccio separava gli edifici dalla strada, non rispettando la morfologia naturale, ma collocandoli su un vassoio. Edifici alti, isolati e strade indipendenti, così caratterizzavano molte periferie, come quella tiburtina. Tuttavia, con il tempo, questo modello ha mostrato i suoi limiti, portando a spazi abbandonati e degrado. Si è quindi proposto di non mantenere un terreno unificato, ma di creare una trama che regoli gli edifici e gli spazi esterni, ispirata a esperienze in Svizzera, Inghilterra e USA, come quelle di Louis Sauer. In questo contesto, l’architettura viene concepita come un “tappeto” che si apre o si chiude, evitando altezze superiori a quattro piani, con gli alloggi ai piani superiori rivolti verso lo spazio pubblico. Questa tessitura integra spazi abitativi, verdi e percorsi, determinando come ci si muove all'interno del progetto. La modalità di lavoro consiste nell'analizzare il lotto e scegliere un modulo, derivato dalle dimensioni delle abitazioni, che inizia a definire la maglia della tessitura. In questo modo, si possono controllare elementi come il verde, evitando spazi indefiniti e richiamando alla mente le trame delle città medievali. Realizzare questa tessitura porta vantaggi costruttivi e strutturali significativi. Possiamo anche esplorare scelte simultanee riguardanti volume e spazi esterni, governate da linee di forza e giaciture proiettate dall'esterno verso l'interno del progetto. Questo approccio, denominato "FIELD", è utilizzato da architetti come Zaha Hadid, le cui opere nascono da variazioni all'interno di queste tessiture. Anche Peter Eisenman lavora con tessiture, ma le modifica, deformando il concetto originario per dare vita a edifici unici.
In sintesi, il nostro lavoro sarà caratterizzato da un approccio tessiturale che valorizza le relazioni, integra gli spazi e genera un’architettura più sensibile al contesto.
Dopo la lezione ci è stato assegnato questo ToDo:
Oggi iniziamo ad affrontare la questione urbana del progetto, concentrandoci sull'impostazione che, sebbene si riferisca a un solo isolato, implica un'analisi più ampia del contesto urbano circostante. Ci interessa esplorare le scale che si collocano attorno al mille, sviluppando una planimetria che risponda a diverse questioni, per la quale sono richiesti disegni a scala urbana. Il programma, attualmente generico, diventerà via via più specifico.
La parola chiave di questo discorso è "tessitura", intesa nel senso di un "infrastructuring" che tesse relazioni propositive con l'intorno urbano. L'opera di Maria Lai, che ha lavorato sulla tessitura attraverso i telai, offre spunti per riflettere su come una trama possa generare diversi progetti. Questa tessitura non si limita a costruzioni fisiche, ma precostituisce relazioni tra il costruito, gli spazi esterni e i percorsi, inclusi gli spazi verdi.
Immaginiamo il contesto in cui operiamo come un vassoio infinito su cui poggiare volumi architettonici. Negli anni '20, l’architettura era vista come un oggetto isolato su questo vassoio, privo di relazioni con l'ambiente circostante. L’architettura di quel tempo tendeva a essere atopica, in netto contrasto con la prospettiva e le scene precise dell’architettura rinascimentale.
Ciò che proponiamo è un ragionamento in cui l’ambiente urbano e naturale suggerisce la creazione di una trama, occupando continuamente l'area e stabilendo relazioni tra spazi collettivi, semicollettivi e privati. Questa trama può emergere dall’interno o dall’esterno e risponde a un bisogno di interazione.
Negli anni '60, l’idea di volumi puri illuminati è diventata un modello urbano per molti progetti nel mondo. Questo approccio separava gli edifici dalla strada, non rispettando la morfologia naturale, ma collocandoli su un vassoio. Edifici alti, isolati e strade indipendenti, così caratterizzavano molte periferie, come quella tiburtina. Tuttavia, con il tempo, questo modello ha mostrato i suoi limiti, portando a spazi abbandonati e degrado. Si è quindi proposto di non mantenere un terreno unificato, ma di creare una trama che regoli gli edifici e gli spazi esterni, ispirata a esperienze in Svizzera, Inghilterra e USA, come quelle di Louis Sauer. In questo contesto, l’architettura viene concepita come un “tappeto” che si apre o si chiude, evitando altezze superiori a quattro piani, con gli alloggi ai piani superiori rivolti verso lo spazio pubblico. Questa tessitura integra spazi abitativi, verdi e percorsi, determinando come ci si muove all'interno del progetto. La modalità di lavoro consiste nell'analizzare il lotto e scegliere un modulo, derivato dalle dimensioni delle abitazioni, che inizia a definire la maglia della tessitura. In questo modo, si possono controllare elementi come il verde, evitando spazi indefiniti e richiamando alla mente le trame delle città medievali. Realizzare questa tessitura porta vantaggi costruttivi e strutturali significativi. Possiamo anche esplorare scelte simultanee riguardanti volume e spazi esterni, governate da linee di forza e giaciture proiettate dall'esterno verso l'interno del progetto. Questo approccio, denominato "FIELD", è utilizzato da architetti come Zaha Hadid, le cui opere nascono da variazioni all'interno di queste tessiture. Anche Peter Eisenman lavora con tessiture, ma le modifica, deformando il concetto originario per dare vita a edifici unici.
In sintesi, il nostro lavoro sarà caratterizzato da un approccio tessiturale che valorizza le relazioni, integra gli spazi e genera un’architettura più sensibile al contesto.
Oggi intraprenderemo un percorso che si concentra su due aspetti fondamentali: la lettura fisica e storica del territorio dove andremo a realizzare il progetto e una rapida panoramica delle aree disponibili. In dieci giorni dovremo sviluppare un programma e individuare un’area specifica, attraverso un processo di scrematura che ci permetterà di rispondere a diverse esigenze, sia nostre che legate alla didattica e alla città stessa. Organizzeremo un sopralluogo per giovedì 10 alle 14, e ci incontreremo all’orologio di piazza Flaminio. Il fiume Tevere, con la sua grande curva, si adatta al terreno, deviando in risposta agli ostacoli naturali. Questo movimento è caratteristico della morfologia del territorio romano, che è dominato da rilievi vulcanici. Alcuni di questi, come il monte Mario, sono significativi non solo per la geologia, ma anche come elementi verdi all’interno della città. Il fiume erode e accumula materiale, creando anse soggette a esondazioni, il che spiega perché l’area del Flaminio sia storicamente stata paludosa e poco abitata. Un altro elemento cruciale è il massiccio che si estende fino a piazza del Popolo, rappresentando uno dei due sistemi orografici fondamentali della zona. La nostra area è ben posizionata nell’ansa del Tevere e si collega lungo la linea 2, evidenziando come la civiltà romana, pur con radici antiche, mostri tratti di modernità. La lingua latina, ad esempio, non è solo un residuo del passato, ma possiede una complessità e una bellezza che risuonano anche nei linguaggi moderni.Il sistema legislativo romano, con il suo codice, ha influenzato le strutture giuridiche attuali, mentre la capacità infrastrutturale dei romani di costruire strade dritte, ignorando le asperità del terreno, è un altro aspetto della loro genialità. La celebre affermazione “tutte le strade portano a Roma” riflette l’importanza di queste vie consolari, come la Flaminia, che conserva tratti antichi e svolge un ruolo vitale nel connettere la città al resto della regione.
Si è quindi proposto di non mantenere un terreno unificato, ma di creare una trama che regoli gli edifici e gli spazi esterni, ispirata a esperienze in Svizzera, Inghilterra e USA, come quelle di Louis Sauer. In questo contesto, l’architettura viene concepita come un “tappeto” che si apre o si chiude, evitando altezze superiori a quattro piani, con gli alloggi ai piani superiori rivolti verso lo spazio pubblico. Questa tessitura integra spazi abitativi, verdi e percorsi, determinando come ci si muove all'interno del progetto. La modalità di lavoro consiste nell'analizzare il lotto e scegliere un modulo, derivato dalle dimensioni delle abitazioni, che inizia a definire la maglia della tessitura. In questo modo, si possono controllare elementi come il verde, evitando spazi indefiniti e richiamando alla mente le trame delle città medievali. Realizzare questa tessitura porta vantaggi costruttivi e strutturali significativi. Possiamo anche esplorare scelte simultanee riguardanti volume e spazi esterni, governate da linee di forza e giaciture proiettate dall'esterno verso l'interno del progetto. Questo approccio, denominato "FIELD", è utilizzato da architetti come Zaha Hadid, le cui opere nascono da variazioni all'interno di queste tessiture. Anche Peter Eisenman lavora con tessiture, ma le modifica, deformando il concetto originario per dare vita a edifici unici. In sintesi, il nostro lavoro sarà caratterizzato da un approccio tessiturale che valorizza le relazioni, integra gli spazi e genera un’architettura più sensibile al contesto.
Affrontiamo ora il tema dell’intersezione tra arte e architettura. In passato, la relazione tra queste due discipline era molto forte, soprattutto perché la formazione degli architetti avveniva spesso nelle stesse accademie delle belle arti. Questa vicinanza ha favorito un dialogo costante tra i due mondi.
L'arte, in effetti, ha la capacità di farci vedere e percepire il mondo in modi nuovi. Come afferma un importante concetto, l'arte fornisce una "lente critica" che non solo ci aiuta a interpretare, ma ci spinge anche all'azione. Questo vale non solo per gli artisti, ma anche per designer, registi, creatori di moda e architetti, specialmente per le nuove generazioni che stanno emergendo.
Prendiamo ad esempio il dipinto "La città ideale". Questo quadro rappresenta una visione di città che non esisteva realmente, ma che idealmente segue le leggi della prospettiva e della regola. È un esempio perfetto di come l’architettura possa trarre ispirazione dall’arte, prefigurando un ideale di spazio urbano.
L’arte contiene valori rivoluzionari, che possiamo considerare "negativi" nel senso di superamento delle visioni precedenti. Ad esempio, se confrontiamo le immagini di città medievali con quelle rinascimentali, vediamo un ribaltamento totale nella concezione dello spazio e della bellezza.
Un altro interessante confronto può essere fatto con le opere di due artisti che hanno ritratto la Madonna di Loreto. Annibale Carracci rappresenta la Madonna in un contesto verticale, con angeli che la circondano, suggerendo una visione dall'alto verso il basso. Al contrario, Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio, dipinge la Madonna in una scena più intima e dinamica, in cui viene chiamata da pellegrini all'uscio. Qui, la visione è ribaltata: il movimento e l’uso della sineddoche – in cui una parte della casa rappresenta il tutto – creano una connessione più immediata e umana.
Passando a considerare alcuni artisti del dopoguerra, possiamo notare come abbiano esplorato nuovi linguaggi e materiali. Alberto Burri, ad esempio, inizia a realizzare opere che si avvalgono di materiali come sacchi, legno e creta, creando una forte connessione con il contesto bellico. Lucio Fontana, già attivo durante la guerra, si concentra sull’astrattismo e sull’idea di spazialità. Mimmo Rotella, negli anni ‘50, osserva il paesaggio metropolitano in rapida evoluzione e si lascia affascinare dai cartelloni pubblicitari, un simbolo della cultura di massa del tempo.
Inoltre, Claes Oldenburg e Robert Rauschenberg, figure di spicco della Pop Art, offrono sguardi critici attraverso le loro opere, mentre Giuseppe Penone, artista italiano, crea opere suggestive giocando con il tema dell’albero, esplorando la connessione tra natura e artificio.
Infine, è interessante notare come alcuni architetti abbiano sviluppato una contiguità con il mondo dell’arte, creando opere che non solo rispondono a esigenze funzionali, ma che sono anche cariche di significato artistico e culturale. Questa interazione continua a essere un campo fertile per l'innovazione, sia nell'architettura che nell'arte.
La realizzazione di un programma condiviso tra me e il professore è fondamentale per delineare scelte strategiche comuni. Questo programma, definito come un "brief", rappresenta un insieme di idee che guideranno il nostro lavoro. Un aspetto chiave da affrontare è la trasformazione della città industriale in quella dell'informazione. Ma cosa significa realmente "città dell'informazione", in particolare in relazione all'architettura?
La città industriale era caratterizzata dal predominio della macchina e del processo produttivo, con la macchina a vapore che ha segnato un primo passo verso la generazione di energia artificiale. Questo ha facilitato l'espansione delle ferrovie e, in seguito, delle macchine stesse. L'emergere di questo mondo industriale ha influenzato profondamente il modo di pensare alla città, creata per affrontare le sfide derivanti dall'urbanizzazione, come lo spopolamento delle campagne e le difficili condizioni di vita nelle città.
All'inizio del '900, gli architetti hanno iniziato a riflettere su come rispondere a queste nuove dinamiche. Nelle loro visioni, la città assomigliava a una grande fabbrica, con elementi che si muovevano lungo strade e piazze, concepite come zone omogenee. Questo approccio al zoning, che ha radici nel contesto industriale, prevedeva che ogni zona fosse ottimizzata per una funzione specifica. Così, le aree residenziali, commerciali e di svago venivano progettate per massimizzare la loro efficacia e interconnessione.
Tuttavia, la concezione di città che emerge da questa analisi è quella di una stratificazione, in cui coesistono diversi strati e funzioni. Per realizzare un progetto sulla TTLine, è fondamentale considerare questa stratificazione. Il passaggio dalla città industriale a quella dell'informazione è stato teorizzato da Alvin Toffler nel suo libro “La terza onda”, dove delinea tre ere della civiltà umana: l'era agricola, l'era industriale e quella dell'informazione. Oggi, la maggior parte della popolazione si dedica a attività legate all'informazione, mentre le funzioni agricole e industriali sono drasticamente diminuite.
Nel campo dell'architettura, questa transizione ha comportato un cambiamento radicale nel modo di progettare. In epoca industriale, l'architettura si presentava come un oggetto perfetto, simile a una macchina. Oggi, invece, si cerca di inserire l'architettura nel contesto esistente, un approccio descritto da Eisenman come “stare in mezzo”. Ciò implica che l'architettura contemporanea non è più vista come un'entità isolata, ma come parte integrante di un sistema complesso.
Questa nuova epoca, caratterizzata dall'informazione, richiede modelli progettuali che non siano basati sulla separazione, ma che favoriscano la mixité, cioè la coesistenza di diverse funzioni all'interno degli edifici e nei quartieri. A differenza delle città industriali, che erano strutturate secondo un orologio rigido, oggi cerchiamo di creare ambienti in cui le diverse attività possano coesistere in un ciclo continuo di 24 ore.
Un altro aspetto delle città industriali era la tendenza a coprire i corsi d'acqua per favorire la viabilità. Tuttavia, esistono esempi di inversione di questo paradigma, come quello del sindaco di Seoul, che ha recuperato il valore immobiliare degli edifici circostanti. Questo riflette un cambiamento nella concezione della città, che ora tende a diventare un hub di informazione.
Con l'evoluzione dello spazio contemporaneo, non ci sono più progetti di zoning rigidamente definiti, ma piuttosto progetti che enfatizzano la mixité. Inoltre, la nozione di tempo è cambiata drasticamente: non si basa più su una scansione rigida, ma sulla compresenza di attività diverse. Oggi, il tempo è digitalizzato e frammentato, permettendo di svolgere più attività simultaneamente.
Questa nuova dimensione di compresenza è evidente nella vita quotidiana, dove la tecnologia è pervasiva e il concetto di tempo non è più legato a funzioni specifiche in luoghi definiti. Il PC, ad esempio, rappresenta questa nuova era di multitasking, in contrapposizione all’automobile, simbolo della società industriale e del suo standard.
Nel nostro programma, il concetto di mixité deve essere centrale. I progetti devono integrare vari aspetti, come il living, il creating e l'exchange, per garantire che ogni area contribuisca a un ambiente coeso e funzionale. La negoziazione con le amministrazioni sarà cruciale, e ogni progetto dovrà avere una “driving force” che ne orienti le funzioni principali.
In sintesi, i criteri fondamentali per i progetti contemporanei devono includere una consapevolezza sull’uso sostenibile dei materiali, un approccio integrato all’urbanistica e la capacità di sintetizzare elementi razionali e sognanti nell'architettura. Un esempio di questo approccio è la nuova Fiera di Roma, che ha occupato una vasta area, ma ha portato anche all’abbandono di spazi precedentemente vitali. In contrasto, la mixité a Varsavia dimostra come la coesistenza di diverse funzioni possa creare un ambiente urbano vivace e dinamico, con la biblioteca dell’università come driving force centrale del progetto.
Le proposte progettuali sono strettamente legate alle esigenze specifiche dell'ambiente urbano lungo i corsi d'acqua. Esse offrono morfologie e programmi innovativi, spesso sviluppati in collaborazione con associazioni, enti e cittadini, che giocano un ruolo attivo nel processo propositivo. L’insieme delle aree di TTLine implica un ripensamento complessivo della Linea 2, concepita come infrastruttura di nuova generazione all’interno della città costruita. Questo sviluppo è suddiviso in tratti distinti, ognuno dei quali prevede azioni sia a livello locale che globale.
Le azioni progettuali si articolano attorno a cinque categorie fondamentali, che mirano a promuovere una maggiore multifunzionalità, lo sviluppo di sistemi verdi, l'integrazione di tecnologie informatiche, la valorizzazione di paesaggi a ritmo lento, e la creazione di una cittadinanza attiva e consapevole. In un periodo storico in cui è cruciale limitare il consumo di suolo agricolo, è necessario non solo bloccare lo sviluppo indiscriminato, ma anche invertire la sua direzione. Non possiamo dimenticare che non esiste sviluppo senza infrastrutture; per questo, è fondamentale creare infrastrutture innovative che favoriscano il recupero e la riqualificazione della città esistente.
Il consumo di suolo è un tema centrale nei programmi europei, ma l'Italia continua a edificare in aree agricole, un approccio che non è più sostenibile. Dobbiamo affrontare anche il problema dei vuoti urbani, ossia le aree abbandonate e degradate nelle città consolidate. Queste, conosciute come “brown areas”, rappresentano enormi spazi che un tempo erano utilizzati per l'industria, ma che ora sono trascurati e inutilizzati. Queste aree, che si trovano in luoghi come Ostiense a Roma, richiedono un cambiamento di paradigma per essere riqualificate.
Per promuovere lo sviluppo è fondamentale investire in infrastrutture nel senso più ampio del termine. La storia ci insegna che grandi opere come le ferrovie e i porti hanno fornito opportunità economiche e urbanistiche. Nel '900, le autostrade hanno dato un forte impulso allo sviluppo delle città. È quindi chiaro che il rinnovamento delle brown areas richiede nuove infrastrutture, che devono essere innovative e sostenibili, per riconnettere queste zone alla città e ridurre il consumo di suolo agricolo.
Le nuove infrastrutture dovranno svolgere molteplici funzioni e rispondere a crisi ambientali e climatiche, in un contesto politico che richiede responsabilità. Questo approccio si inserisce in un lavoro che ha avuto inizio nel 2009 e prevede tappe regolari, che si concretizzano in pubblicazioni e mostre.
Un esempio concreto è il tram della Linea 2, progettato per i mondiali del '90, che ha avuto un impatto significativo sul commercio nel quartiere Flaminio. L’idea era di trasformare Piazza Mancini in un nuovo polo commerciale. In molte città europee, le linee tranviarie si integrano con spazi verdi, migliorando l'estetica e la permeabilità dell'acqua. È fondamentale che la base del tram rimanga invariata, ma il progetto della linea TT2 mira a trasformare in modo infrastrutturale l'area circostante, contribuendo così a un contesto urbano più sostenibile.
Le proposte progettuali sono strettamente legate alle esigenze specifiche dell'ambiente urbano lungo i corsi d'acqua. Esse offrono morfologie e programmi innovativi, spesso sviluppati in collaborazione con associazioni, enti e cittadini, che giocano un ruolo attivo nel processo propositivo. L’insieme delle aree di TTLine implica un ripensamento complessivo della Linea 2, concepita come infrastruttura di nuova generazione all’interno della città costruita. Questo sviluppo è suddiviso in tratti distinti, ognuno dei quali prevede azioni sia a livello locale che globale.
Le azioni progettuali si articolano attorno a cinque categorie fondamentali, che mirano a promuovere una maggiore multifunzionalità, lo sviluppo di sistemi verdi, l'integrazione di tecnologie informatiche, la valorizzazione di paesaggi a ritmo lento, e la creazione di una cittadinanza attiva e consapevole. In un periodo storico in cui è cruciale limitare il consumo di suolo agricolo, è necessario non solo bloccare lo sviluppo indiscriminato, ma anche invertire la sua direzione. Non possiamo dimenticare che non esiste sviluppo senza infrastrutture; per questo, è fondamentale creare infrastrutture innovative che favoriscano il recupero e la riqualificazione della città esistente.
Il consumo di suolo è un tema centrale nei programmi europei, ma l'Italia continua a edificare in aree agricole, un approccio che non è più sostenibile. Dobbiamo affrontare anche il problema dei vuoti urbani, ossia le aree abbandonate e degradate nelle città consolidate. Queste, conosciute come “brown areas”, rappresentano enormi spazi che un tempo erano utilizzati per l'industria, ma che ora sono trascurati e inutilizzati. Queste aree, che si trovano in luoghi come Ostiense a Roma, richiedono un cambiamento di paradigma per essere riqualificate.
Per promuovere lo sviluppo è fondamentale investire in infrastrutture nel senso più ampio del termine. La storia ci insegna che grandi opere come le ferrovie e i porti hanno fornito opportunità economiche e urbanistiche. Nel '900, le autostrade hanno dato un forte impulso allo sviluppo delle città. È quindi chiaro che il rinnovamento delle brown areas richiede nuove infrastrutture, che devono essere innovative e sostenibili, per riconnettere queste zone alla città e ridurre il consumo di suolo agricolo.
Le nuove infrastrutture dovranno svolgere molteplici funzioni e rispondere a crisi ambientali e climatiche, in un contesto politico che richiede responsabilità. Questo approccio si inserisce in un lavoro che ha avuto inizio nel 2009 e prevede tappe regolari, che si concretizzano in pubblicazioni e mostre.
Un esempio concreto è il tram della Linea 2, progettato per i mondiali del '90, che ha avuto un impatto significativo sul commercio nel quartiere Flaminio. L’idea era di trasformare Piazza Mancini in un nuovo polo commerciale. In molte città europee, le linee tranviarie si integrano con spazi verdi, migliorando l'estetica e la permeabilità dell'acqua. È fondamentale che la base del tram rimanga invariata, ma il progetto della linea TT2 mira a trasformare in modo infrastrutturale l'area circostante, contribuendo così a un contesto urbano più sostenibile.